Web Marketing

Sai qual è la regola n°1 per farti trovare online?

Farsi trovare su internet

Sommario dell'articolo

Caro Imprenditore,

lo so, il titolo di questo post è odioso e io per primo evito articoli del genere, ma lascia che ti spieghi usando una delle mie celebri storie quale sia davvero la regola n°1 per farsi trovare online. Altro che SEO, altro che fuffe varie (oh, la SEO però non è fuffa, eh).

Immagina di organizzare una festa. Palloncini, pop corn, uno spogliarellista per ringalluzzire la nonna novantenne e, soprattutto, l’attesa di tanti, tanti regali da parte degli invitati. Il tutto organizzato per le otto di sera.

 “Ehi, sono le 21 e non si è ancora presentato nessuno! Sarà un errore lor…”

No.

“Allora è atterrato un UFO in autostrada, bloccando tutt…”

No.

“Deve essere stata colpa del portiere ubriacone, che ha fatto evacuare lo stabil…”

No.

“L’ascensore è sicuramente bloccato e tutti stanno facendo i due piani di scal…”

No.

“Lo so! Devono ancora arrivare!”

Sei una volpe, decisamente. Solo una domanda:

Hai detto dove possono trovarti?

“Certo! Mica sono tonto! Ho mandato a tutti un messaggio UOZZAPP con l’indirizzo!”

Ok…Hai mica scritto un link sbagliato?

“Pff, ma davvero pensi che…nooo, il correttore automatico mi ha cambiato Via Gagina in…”

Fermo, non lo voglio sapere. Potrebbero comunque accorgersi dell’indirizzo sbagliato e capire ugualmente dove abiti. C’è forse un insegna?

“Si, ma due lettere ormai sono scolorite e non si vedono quasi più. E’ un anno che devo prendere quel benedetto pennarello e ricalcare la scritta”

Bilancio: nove dispersi, ivi incluso lo spogliarellista, con la nonna che si chiude in sé stessa, illusa e ferita.

Ecco la Regola n°1 per farsi trovare online: non fare errori così banali!

Chi cerca, trova. A meno che tu non spenga la (tua stessa) luce.

(nessun allaccio abusivo è stato contemplato nella scrittura di questo articolo)

Eccoti lì, caro imprenditore, solo con una trombetta in bocca, con quest’ultima ormai asciutta dopo l’illusione dei regali (leggi: soldi) da parte degli invitati (leggi: clienti).

Eppure sarebbe bastata solo un po’ di attenzione e un po’ di dedizione a correggere eventuali sbavature. Perché queste possono e talvolta devono pure esserci, ma vanno corrette pur di non perdere occasioni.

Fuori di metafora, racconto un caso reale.

In una newsletter leggo il nome di un negozio di cibi biologici (che chiameremo Scuola dell’Orto) che ogni giorno, a ridosso della chiusura, sconta frutta e verdura invenduta. Una buona idea, anche perché sottolinea la deperibilità dei prodotti senza conservanti e dunque davvero freschi.

Ciò fa crescere in me la curiosità di andarci, ma sfortunatamente è a circa 15 Km da casa mia. Onde evitare di fare una sfacchinata inutile, clicco sul link del sito ufficiale presente nell’email:

scuoladiorto.fb

Uhm…che strano…un dominio .fb? Ma, soprattutto, non si chiamava Scuola dell’Orto? Clicco.

Link sbagliato, uff. Cerco su Google e, dopo aver constatato come vi siano cinque negozi in Italia con lo stesso nome (male) e lo stesso ambito lavorativo (malissimo), trovo faticosamente la loro pagina Facebook.

Aggiornata è aggiornata, peccato i contenuti:

  • qualche foto della frutta (una macro della banana, per intenderci, non del banco del negozio)
  • uno scorcio del negozio (il muro dove c’è l’attaccapanni)
  • altre foto della frutta (la macro del kiwi è venuta benissimo)

Nulla che mi stuzzichi curiosità, fossi stato un cliente sarei tornato a cercare foto di gattini. Tuttavia, già che ormai ero in ballo, mi concentro sul link al sito ufficiale:

scuolaorto.com

Come scuolaorto? Ma non si chiamava Scuola dell’Orto? E dov’è finito quello .fb? Clicco lo stesso.

“Benvenuti al nostro asilo nido! La Scuola Orto accoglierà i vostri bambini e…”

Mmm…forse non sono loro. Link sbagliato. Ma allora perché mettono questo link come sito ufficiale?

Approfondisco un po’ i contenuti della pagina Facebook alla ricerca di indizi fino a che non trovo diverse immagini promozionali con, in calce, l’indirizzo del sito ufficiale: scuoladiorto.eu

(si, urlate liberamente in coro “Ma non si chiamava Scuola dell’Orto?”)

Clicco.

Ora, carissimo imprenditore, quando non vedi clienti entrare dalla porta nel negozio mi vuoi parlare ancora di crisi oppure c’è la vaga, lontanissima, disperata, utopistica e quasi psicotica possibilità che tu abbia una minima responsabilità per tutto ciò?

Come rimediare a questo comportamento tafazziano?

Da ora in poi, quando devi specificare da qualche parte come/dove farti trovare, ti prego, segui questi semplici consigli:

  1. controlla la correttezza dei testi (non ti dico dei link interni al sito, sarebbe chiedere troppo, ma dei testi si)
  2. falli controllare a qualcuno a te vicino
  3. ricontrollali tu
  4. falli controllare a qualcuno che conosci a stento
  5. sii pronto a correggere ciò che è sfuggito a tutti voi

Ehi, com’è finita la storia?

Sempice, ho fatto la cosa che reputavo più giusta: ho segnalato loro la questione legata al link sbagliato tramite Facebook.

La risposta non si è fatta attendere:

“Scusi può spiegarmi meglio il significato di questo testo??”

E’ seguita una risposta un po’ meno tecnica: infatti ho tolto la punteggiatura.

Silenzio da una settimana, link immutati. Oh, c’è davvero crisi.

 

Uomo. Marito. Padre. Mi occupo di comunicazione sul web e marketing per professionisti e PMI. Scrittore per passione e narratore di aneddoti per diletto. Fedele al motto "Verba volant, scripta manent, internet docet".

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