Tutti conoscono Tripadvisor. Tra questi, moltissimi lo utilizzano per valutare la possibilità o meno di andare a cenare da qualche parte o visitare una determinata attrazione. Parte di essi decide poi di lasciare un commento personale per valutare la propria esperienza.
Si, ma…
Come ogni strumento c’è un lato oscuro:
- false recensioni
- compravendita di commenti
- minacce di screditare l’altrui reputazione…
Davvero, c’è un mondo da non credere. In tutti i sensi, essendo opinioni false.
Esistono addirittura frange della popolazione – tendenzialmente commercianti – che odiano il “gufo” al punto da riunirsi in associazioni, in gruppi e in class action. Ammetto il mio interesse per entrambi i versanti:
– quello positivo: io stesso uso Tripadvisor per scegliere location e per valutarle al fine di aiutare altri come me a fare una scelta consapevole.
– quello oscuro: conoscendo le regole del gioco sporco è possibile aiutare chi (controvoglia) ci si trova dentro a giocarsi la propria partita per trasformare la diffamazione in vantaggio.
L’argomento sarà oggetto di vari articoli. In questo la mia attenzione si concentra sul lato positivo e in particolare sui ristoranti, come se vivessimo in un mondo ideale con libertà d’espressione ma nel rispetto reciproco. Se la birra che mi hai servito è calda, io lo scrivo, tu gestore ne prendi atto e cerchi di migliorare. Dimentichiamo troll, ricattatori, gente senza scrupoli e presunti furboni, concentrandoci su quello che paradossalmente è l’aspetto più difficile e importante:
Far si che clienti (reali) lascino (vere) buone recensioni su Tripadvisor
“E che ci vuole?”, diranno molti. Buon senso, onestà e un pizzico di furbizia, rispondo io.
Personalmente lascio buone recensioni su Tripadvisor (vale a dire con valutazione 4 o 5) nei seguenti casi, ognuno dei quali è uno dei modi promessi per ottenerle:
- qualità del cibo: non serve l’eccellenza, bensì onestà anche da un punto di vista culinario. In altri termini, non prendermi in giro pensando non me ne accorga. Se poi mi servi qualcosa di preparato con passione e con buoni ingredienti, dimostrandomi che ami il tuo business, ti faccio una statua d’oro.
- la gentilezza, la premura, insomma il lato umano. Pochi ristoratori hanno idea di quanto sia potente questo aspetto, in grado di appianare divergenze, colmare perplessità, strappare un sorriso che è ben più importante di una banconota. La banconota la incassi e basta. Il sorriso fa tornare il cliente, quindi le banconote diventano (almeno) due.
- il rispetto: è indissolubilmente legato alla gentilezza e alla qualità del cibo. Perché se ti rispetto mostro gentilezza e tengo a donarti dei momenti piacevoli nel mio locale, anche grazie a un’esperienza gastronomica da ricordare. E non certo per la notte passata in bagno.
- la pulizia: se noti pulizia fuori, è probabile pulito anche dentro, vale a dire in cucina. Lo so, non è una regola assoluta. Molte persone si mostrano perfette fuori e marce dentro, però ricordiamo che stiamo parlando di un mondo ideale. Mettiamola così, di certo è valido il contrario: se non ti curi del “dove” mangio, non ti curi di certo di “cosa” mangio.
- la ricevuta: smettiamola di pensare all’italiana e rendiamoci conto che fattura uguale onestà e, come visto, l’onestà è legata alla qualità e al trattamento. Quindi se a fine cena spunta la fattura e non sguardi d’intesa (che si trasformano presto in perplessità quando tu attendi lì davanti in silenzio) automaticamente il punteggio che lascio aumenta di uno.
Qualche caso reale
- Ristorante elegante a Palermo per festeggiare un anniversario. Cibo fresco, ottimo, presentato divinamente (modo n°1). Premura dei camerieri senza sfociare nell’invadenza o nella voglia di mandarti via il prima possibile per liberare il tavolo (modo n°2). Saputo che era il nostro anniversario ci hanno offerto un aperitivo gratis (modo n°3). A loro quest’ultimo non è costato nulla, ma ha avuto un impatto dirompente sulla mia valutazione. Pulizia ineccepibile (modo n°4) e fattura, con tanto di piccolo sconto, alla fine (modo n°5). Voto: 5 su 5, con recensione che pareva scritta dal proprietario, tanto è stata positiva. Tuttavia era una recensione “viva”, con dettagli inerenti allo svolgimento della serata, non una robetta scritta con eccessiva euforia, come scritto in un altro mio articolo).
- Ristorante di pesce in un borgo con una clientela vastissima, essendo una zona turistica ed offrendo un ricchissimo menu di pesce a 27 euro. Buon cibo, magari non freschissimo ma ben cotto (modo n°1). Camerieri che, per aumentare il volume di clientela buttano tutti i dieci antipasti contemporaneamente sul tavolo. All’improvviso uno dei commensali trova tra le cozze qualcosa che cozza non era (ed è facile immaginare cosa fosse). Addio al punto 4 della pulizia. Ma c’era ancora una speranza. Richiamato il proprietario, questi aveva due possibilità:
- scusarsi e, con un colpo di genio, offrire (almeno) il coperto dello sventurato avventore (modo n°3). Noi lo avremmo perdonato (pulizia o non pulizia, può capitare che vi siano delle uova di esserini vari anche nelle confezioni in magazzino, provenienti dall’esterno) e lui avrebbe fatto paradossalmente una buona figura (modo n°3).
- fare ciò che ha fatto in realtà, vale a dire minimizzare l’accaduto, far sparire il piatto (tutti insieme) e farci pagare il conto. In realtà sbagliammo noi a non alzarci e andarcene, ma aver pagato l’intero conto mi ha fatto mettere una pietra tombale su quella attività, rendendola una case history che utilizzo sempre quando parlo di ristorazione.
- Vineria e prosciutteria di alto livello: ordinato un panino vegetariano senza pesto, il panino viene servito con il pesto. Nulla di trascendentale, ma il proprietario in persona arriva, si scusa per l’accaduto, fa preparare immediatamente un nuovo panino e solo a fine pasto, nonostante gli avessimo manifestato assoluta soddisfazione, ci comunica che avrebbe offerto lui quello protagonista dell’errore. Ripeto: era già stato rassicurato sul fatto che la cena fosse stata ottima e noi,ad essere sinceri, avevamo già dimenticato il piccolo errore. Eppure, con quella mossa (costatagli il costo delle materie prime, non più di 3-4 euro) ha convertito un errore in una pubblicità incredibile (vale a dire quella che faccio io di mia spontanea volontà, come case history positiva).
Ecco qui teoria e pratica per ottenere buone recensioni su Tripavisor…in un mondo ideale, quantomeno. Ho dimenticato qualcosa? Vuoi fornire il tuo caso per discuterne insieme? Lo spazio commenti ti aspetta!
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