Sommario dell'articolo
Scusate il titolo tamarro ma quando ci vuole ci vuole. Pensavo di scrivere un articolo sul bullismo online, bla bla bla. Ogni tanto esce fuori l’argomento, specie dopo qualche episodio (vedi quello di quella Tiziana che tutti conoscono ma che non conosce nessuno) che fa eco perché, dicendola all’italiana, ci scappa il morto. Quindi avrei voluto rimpinguare la sezione del mio blog dove si parla degli ignoranti nativi digitali con un pezzo mirato. Poi sono andato a braccio, terminando quanto segue con l’invito ai genitori anziani a cazziare i figli quarantenni bimbominkia. Nel mezzo, credo di aver scritto pure qualcosa di sensato sui video porno amatoriali, quindi buona lettura.
(si, ho citato i video porno amatoriali altrimenti non lo leggeva nessuno. Roba da manuale di copywriting!)
Volete sapere una cosa? Parlare di bullismo digitale (per gli amici bu//ismo) non serve a niente.
Mi viene in mente quanto accade dopo un terremoto, come quello di Amatrice di qualche settimana fa:
Ooooh, poverini! Ooooh, aiutiamoli! Ooooh, facciamo la raccolta fondi.
Si fa la raccolta fondi, si aiutano le persone, si ricostruiscono le case uguali, o forse peggio, di com’erano prima. Di nuovo, un terremoto, di nuovo raccolte fondi. Perché ricostruire le case vigilando sulle infiltrazioni mafiose che usano la sabbia invece del cemento, seguendo le costose ma necessarie norme antisismiche, è troppo difficile. E poi senza terremoto come fai ad elogiare la generosità del popolo italiano che paga, fosse solo un euro? In quel modo si evita di devolvere il canone RAI alle popolazioni terremotate, quello non conviene proprio.
Il bullismo online è la stessa cosa
Anzi, forse peggio. Si fanno inutili (lo so perché li vedo) seminari nelle scuole per insegnare a essere rispettosi verso gli altri, che bisogna stare con mamma e papà al computer, che il pc serve per scrivere in word. Poi torni in classe e vedi la tua maestra che non ha nemmeno idea di come si accenda, ma deve insegnarti a usarlo. Quindi il fai da te è l’ovvio passo successivo.
Da quel fai-da-te all’altro fai-da-te durante l’adolescenza il passo è brevissimo. Solo che lì non giochi a Pokemon Go (beh, anche) ma ti avventuri in un mondo che non ti hanno spiegato, con uno strumento che credi di sapere usare meglio di chiunque altro perché ci sei nato.
Però io ti posso dire che sei nato dentro un’automobile (scena pulp degna di “Non sapevo di essere incinta”) e che i segnali stradali significano questo, quello e quell’altro, ma se non ti faccio notare che sei a bordo di una potenziale arma di distruzione e che potresti uccidere te stesso ed altre persone facendo esattamente ciò che fai per andare al supermercato, sarai una bomba potenziale pronta ad esplodere quando ti troverai in mezzo al traffico. Frustrato, nervoso…Solo. Ma a quel punto mica sarà colpa tua o dei tuoi genitori. Sarà colpa di chi passava per strada, no?

Il bullismo online e il concorso di colpa
Perché caratteristica del bullismo è l’inevitabile deriva verso il concorso di colpa della vittima. Guardate a scuola: il bullizzato prima o poi viene indicato come quello che “però poteva ribellarsi”, “però poteva denunciare tutto”, “però poteva evitare di isolarsi dagli altri, mostrandosi debole”. Torniamo a Tiziana:
Eh, ma se non faceva i video porno e se non li avesse mandati ad altre persone a quest’ora era ancora viva.
In pratica è colpa sua. Oppure no, è colpa di chi ha aperto migliaia (Repubblica parlava di decine di migliaia) di pagine Facebook a lei dedicate, calderoni di insulti (da parte di chi poi andava a guardarsi i video). Oppure è colpa di chi non ha rimosso i video, le pagine, le offese (Facebook & Co). Nah, è colpa sua, se non faceva il video…è più facile no?
Un po’ come quell’altra ragazza diciassettenne ubriaca e violentata nei bagni di una discoteca, con le amiche (?) che riprendevano tutto per poi usare Whatsapp come canale di diffusione del video.
Ma si fa per scherzare! Mica è colpa loro se quella s’è ubriacata…o s’è vestita in modo troppo provocante…anzi, se è proprio uscita per andare in discoteca.
Anzi, per citare la perla di un ragazzino, di cui sono stato diretto testimone, come narrato nel mio articolo “I nativi digitali? Non sanno usare internet e le nuove tecnologie“…
…ma l’ho fatto (augurare la morte di un compagno di classe, dei suoi genitori, dei suoi nonni e pure del cane n.d.M.) solo su Whatsapp, mica nella realtà!
La ragazza non ricorda nulla finché il giorno dopo non arriva anche a lei il video. Ma si, dai, sarà forte, lo supererà, capirà di aver sbagliato. O forse no? Forse ci sarà un nuovo terremoto e potrò fare copia&incolla di questo articolo.
La sostanza è solo una: c’è ignoranza.
C’è ignoranza quando ti fai un video hard
Non aggiungo nemmeno “…e lo mandi a qualcun altro”, basta solo farlo e tenerlo in un qualunque posto accessibile a essere umano che non sia tu. Perché nella tua testa non si può entrare (per adesso), in una pendrive/hard disk/smartphone/cloud si. Eccome se si.
E poi ti ritrovi online, come capitato a un mucchio di celebrità che hanno visto violato i loro iCloud (non l’ultimo degli uffici postali di paese). Solo che loro hanno quaranta avvocati che minacciano di far scucire una marea di dollari a chi di dovere, tu chi hai? L’avvocato che ti fa vincere la causa dopo sei mesi o un anno di burocrazia italiana, quando giorno dopo giorno ti si scava la fossa? Il diritto all’oblio mai messo davvero in pratica come si deve?
Eh, ma io lo faccio solo col mio fidanzato/marito…ho tutto il diritto, è un gioco di coppia, per l’affinità bla bla.
Certo che ne hai il diritto. Il tuo lui (ma anche lei, eh) non avrebbe invece quello di diffonderlo per ripicca quando la storia finisce… ma lo fa. Perché fidanzamenti e matrimoni possono finire, per chi non lo sapesse…e anche malamente. E che dire di chi lo usa come ricatto (“se mi lasci, io lo diffondo”)? O chi lo manda alla nuova fiamma per darle una coltellata digitale?
Qual è l’unico modo per evitare tutto ciò? Lo devo proprio scrivere?
C’è ignoranza quando diffondi il video hard
Lì all’ignoranza si aggiunge una serie di corollari ben peggiori, dalla viltà al testadicazzismo, visto che le cose si fanno in due (o in un numero auspicabilmente inferiore a otto) e se non l’ha diffuso la vittima…beh, chissà come c’è finito in giro?
Fare un atto del genere è anche figlio del cosiddetto flash flash bing bing, ossia l’atmosfera da casinò – veloce, sbrilluccicante e apparentemente senza ripercussioni sulla vita quotidiana – che si vive ormai costantemente connessi. In altre parole, basterebbe fermarsi un attimo, prendere una penna e un foglio, scrivere a sinistra “Diffusione del video” e poi tirare una linea orizzontale, come una linea del tempo, scrivendo ciò che si immagina succederà da lì in avanti.
Diffusione del video → vendetta → boh.
Esatto: boh! Mentalmente non ci si arriva. Ne invento uno io?
Diffusione del video → vendetta → clamore → dolore negli altri (vittima, familiari) → rabbia degli altri → ripercussioni legali (e non solo) → invasione delle persone nella sfera privata propria e della vittima → stigma sociale (detta anche “pece e piume di uccello gettate addosso che non se ne vanno”)
C’è ignoranza quando commenti e condividi il video
Se nel primo caso sei ingenuo/a (penso pure a chi si mostra nudo via webcam con perfette sconosciute, per poi essere ricattato) e nel secondo caso sei decisamente un vigliacco/deficiente, quest’ultimo caso lo reputo addirittura il peggiore, sebbene sembri quello più “esterno” dei tre.
E’ il caso di chi assiste, collude, fa il gradasso, gode della condivisione malata. E poi insulta pure. Quindi all’essere sfigato di suo, aggiunge l’essere ignobile. Se guarda un porno con Rocco Siffredi si immagina sognante e al suo posto, non va in giro a dire che ce l’ha piccolo. Non gli conviene. Troppo facile invece prendersela con la ragazza abusata, o troppo disponibile, o spiata. Lì sono prede facili. Si salta direttamente corteggiamento e mantenimento di una relazione e si preferisce lo sfogo su di un essere abbandonato semi morto per strada.
Avete presente ne “I Miserabili” quando l’aristocratico praticamente sputa addosso a Fantine dopo aver abusato di lei, sporca, ammalata e debole, costretta ad intraprendere l’attività di prostituta per mantenere la figlia Cosette? Siamo a quel livello.
Questi sono i veri bulli, un branco che si sostiene tramite la condivisione e il commento perché troppo debole da avere un’idea propria, quindi fa propria quella del gruppo. E’ come se uno guardasse una pozzanghera marrone e dicesse che è cioccolata calda. Tutti ci si tuffano e bevono, senza che nessuno abbia gli attributi per fermarsi e chiedere agli altri se sia la cosa giusta da fare perchè, uhm, quella non è cioccolata calda.
Il problema dei bulli è che hanno accanto delle amebe digitali
Il web è giovane, i social network per come li conosciamo oggi hanno 10-13 anni…Epurtroppo il livello mentale della maggior parte degli utenti è esattamente quello.
Adulti che si equiparano a bambini/adolescenti come azioni e pensieri, ma mentre a 12 anni gli errori li fai per poi vergognartene più avanti, il web sembra aver fermato questa maturazione. Agli arbori del web nacquero i troll, i lamer, i figoni digitali che nella realtà avevano un calzino infilato nelle mutande…tutti nascosti dietro l’anonimato, il che ne spiegava la proliferazione.
(esilarante quanto vera la rappresentazione di una chat room di allora data da Futurama…)
Oggi ci sono trentenni, quarantenni e oltre che mettono la faccia a commenti sessisti, bestemmie, considerazioni che non solo inquinano la mente dei figli, che si comporteranno inevitabilmente allo stesso modo, ma che in un mondo ideale dovrebbero portare a licenziamenti dal posto di lavoro più di quanto non accada (indipendentemente sia inerente al lavoro, dico) o, se proprio vogliamo essere cattivi e sadici, una sonora cazziata da parte dei loro genitori settanta-ottantenni.
Uno dei miei sogni professionali è quello di formare quest’ultima fascia di popolazione per ristabilire i ruoli educativi in epoca digitale. Ma non per fargli passare tempo giocando con i tablet, no.
Quanto sarebbe meraviglioso vedere ottantenni che mettono in regola i figli di 40-50 anni dopo aver visto il comportamento da bimbominkia che adottano sui social?Potrebbero negargli la pensione, invece che la paghetta. Oppure minacciarli di non tenere i nipotini, togliendogli la possibilità di andare fuori la sera.
Al di là della battuta, sarebbe il primo passo per far sì che proprio i nativi digitali possano avere genitori che non si limitino ad esserlo biologicamente ma che mostrino un po’ di palle digitali, quel tantino che basta a evitare che rovinino la vita altrui…e anche la propria. Insomma, che (ri)costruiscano le proprie case rispettando le norme antisismiche.
Difficile? Certo.
Dispendioso? Hai voglia.
Noioso? Pure, sempre a vigilare…
Ma credo proprio che peggio di così non potrebbe andare, no?
anche il Ghana non scherza, come presenza nelle truffe tipo facebook o skype…