Cultura digitale Recensioni

Lo sconcertante mondo dei baby recensori di giocattoli su Youtube

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Sommario dell'articolo

La questione recensioni di prodotti sul web (hai già letto il mio articolo “Recensioni su Amazon: introduzione a un mondo incredibile“?) è ormai nota. Purtroppo a volte la realtà supera la fantasia e se mai mi avessero detto che avrebbero spopolato video con gente che apriva le sorprese dell’uovo di Pasqua non ci avrei mai creduto.

Un giorno ho visto i miei figli piccoli imbambolati di fronte a uno dei suddetti video: una cinquantina di sorprese chiuse dentro un contenitore sullo sfondo e le mani di una persona in primo piano che le aprivano una per una, mostrando alla telecamera il contenuto (robetta, tipo pupazzetti di serie più o meno famose).

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Oh, era ipnotico per davvero. E notate il numero di visualizzazioni in meno di due anni.

Sarà il fascino degli ovetti misteriosi, sarà che quando ero piccolo me li sognavo, sta di fatto che inevitabilmente perdi minuti della tua vita ad aspettare che la tizia apra le sorprese, come se in mezzo a quel marasma di plastica ci fosse la risposta ai grandi perché dell’umanità, tra cui

Perché guardo questa roba?

Perché sono un cretino, ecco perché.

Dagli ovetti ai baby recensori di giocattoli su Youtube il passo è breve

Passano i mesi e dovendo comprare un regalo a mio nipote faccio una ricerca online per capire se fosse meritevole della cifra folle richiesta oppure la solita fuffa di marketing pubblicitario.

Scopro così un mondo di baby recensori di giocattoli su Youtube che nei primi cinque minuti mi ha fatto ridere a crepapelle, per poi intristirmi come non mai.

Esistono canali su canali su canali di bambini che, di fronte alla telecamera, scartano i giocattoli del momento (in termine tecnico unboxing) e li “recensiscono”. A modo loro, molti senza copione, girandoli e rigirandoli come farebbe un bambino ma atteggiandosi da adulti. L’imitazione di una presentatrice televisiva, di un divo del cinema oppure, tendenzialmente, di Wanna Marchi.

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Questo bambino di 4 anni ha un seguito di 10 milioni di persone negli USA…Se la cosa vi genera invidia, potete anche smettere di leggere l’articolo ;)

Un bambino che usa Youtube rimane inebetito di fronte a video del genere ancor di più di quelli con gli ovetti di pasqua perché vede suoi coetanei che si godono (a modo loro) giocattoli patinatissimi. Kinder, Chupa Chups e praticamente qualunque produttore di giocattoli e dolciumi usa i bambini youtuber per questo scopo, dato che ognuno di questi video genera un desiderio immane che porta inevitabilmente il piccolo spettatore a diventare una specie di tarlo nella mente dei genitori.

Prima legge della pubblicità: mira ai più deboli. No, non solo i bambini. Anche i nonni.

Bambino: “Me lo compri Pluto?”

Genitore intelligente: “No.”

Bambino: “Me lo compri Pluto, che ce l’ha [nome del bambino del canale youtube]?

Genitore intelligente: “No.”

Bambino: “Me lo compri Pluto, che ce l’ha [nome del baby youtuber di giocattoli] e lo voglio pure io? Guarda, te lo faccio vedere”

Genitore intelligente: “No.”

Bambino: “Me lo compri Pluto, che ce l’ha [nome del baby youtuber di giocattoli] e lo voglio pure io perché bla bla bla bla bla bla bla [otto ore dopo] bla bla bla bla?

Genitore intelligente: “No.”

Nonno: “te lo compro io!”

Game. Set. Match.

Tuttavia il problema non sta nei bambini ripresi dalla telecamera.

Il vero problema è chi li riprende.

I genitori manager dei baby recensori di giocattoli

Parliamo di bambini dai cinque anni in su, quindi i baby recensori non possono fare altro che metterci la faccia (in tutti i sensi). 

Ma dietro le quinte gira un baraccone finalizzato a

    • riprendere (prima in modo amatoriale, poi con tanto di sfondi e macchinari più professionali, segno che si guadagna)
    • montare i video
    • gestire il proprio canale Youtube, mirando all’aumento delle iscrizioni (catechizzando i bambini affinché lo dicano alla fine del video)
    • gestire la monetizzazione dei video (pubblicità interna di Youtube)
    • gestire i rapporti con i fornitori di giocattoli
  • gestire la mole di giocattoli arrivata da rivendere
  • gestire il merchandise (!) legato ai propri figli, tra magliette col tormentone stampato sopra, serate live (!) e roba analoga

In pratica tutto tranne insegnare la tolleranza allo stress già descritto nell’articolo “Come diventare recensore Amazon guida passo dopo passo” che vale parola per parola nonostante cambi la piattaforma.

Beh, certo, oltre al fatto di “vendere” i propri figli, alla stregua di un prodotto commerciale. Perché per i produttori i bambini sono un ottimo tramite per raggiungere potenziali clienti (anch’essi bambini) i genitori che scuse hanno?

Le false scusanti dei genitori dei baby recensori

“Eh, ma i miei figli si divertono”

No, è “uso improprio di minore” dal mio punto di vista. Dall’esterno le dinamiche sembrano le stesse di chi iscrive i bambini ai concorsi di bellezza stile Little Miss America. Non a caso il fenomeno è nato negli USA ed è stato importato qui da genitori che, non avendo di meglio da fare, hanno voluto fare le versioni italiane fiutando l’affare. Stesse scene, stesse idee copiate da controparti americane che tanto, ovviamente, non verranno mai a saperlo.

“Eh, ma sono loro a volerlo fare”

AH AH AH…ehm, scusate…ok, forse all’inizio perché oggi “fare lo youtuber fa figo” e sai a scuola quanto ti puoi vantare, però non credo che poi i bambini sappiano gestire affiliazioni, pubblicità, gestione dei contatti…

“Eh, quando mostrerà segni di fastidio o dirà che non gli piace più, smetteremo”

Certo…e del canale Youtube che magari è arrivato a monetizzare qualcosa, fossero solo 1000 euro al mese, che ne facciamo? Uccidiamo la gallina dalle uova d’oro? E il bambino come la prenderà? Penserà di essere lui (e il fatto di non fare più presa o tot visualizzazioni) la colpa?

“Eh, ma è visto da millemilioni di persone!”

Il che significa che il valore di un bambino è definito dal numero di persone che guardano i suoi video e non da quanto lui/lei crede di valere. Bene.

In base a questo principio, la piccola Tiana – invece di avere un futuro e forse pure un presente con serissimi problemi – sarà la prossima regina d’Inghilterra:

“Eh, ma così i miei figli hanno tanti giochi”

…e la cosa è tutt’altro che positiva per un bambino, visto che li si abitua a un flusso di giocattoli anormale che genera quanto segue:

  • iperstimolazione, che porta allo sviluppo della capacità di attenzione di un sasso sporco di pece, quindi iperattività. AveTe presente quando un bambino la fa il compleanno, riceve 20 regali e glieli si mette tutti a disposizione? Ecco.
  • incapacità di godersi qualcosa in particolare perché si ha troppo. Qui scatta il vecchio che c’è in me e che ricorda quando si stava meglio quando si stava peggio perché si avevano pochi giocattoli, c’erano ancora le mezze stagioni e bla bla.
  • distorsione del concetto di giocattolo, non più visto come gioco ma come prodotto da sponsorizzare. Il pensiero è quello dei primi recensori su Amazon: “se ne parlo male, non me ne mandano più.”

“Eh, ma allora non mando più mio figlio nemmeno alla scuola calcio o a danza!”

Non c’entra nulla per due ragioni:

  1. almeno lì fa attività fisica
  2. se l’obiezione riguarda la possibilità di tarpargli le ali, sono entrambi settori dove vanno avanti quelli che hanno davvero doti superiori, passione a parte. Non si gioca in Serie A o si balla al Teatro alla Scala di Milano perché hai 100.000 o 5.000.000 di persone che ti seguono su Youtube.

Morale della favola: i bambini sono bambini, non sono prodotti.

Più vengono spinti in alto più inevitabilmente arriverà il momento in cui cadranno…ed essendo bambini si faranno parecchio male.

Specie se i genitori, invece di prenderli al volo, sono impegnati a montare video.

Uomo. Marito. Padre. Mi occupo di comunicazione sul web e marketing per professionisti e PMI. Scrittore per passione e narratore di aneddoti per diletto. Fedele al motto "Verba volant, scripta manent, internet docet".

4 commenti

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  • Bravo, articolo ben scritto, ben documentato e ben argomentato, nonchè molto interessante. Strano nessun commento qui sotto, rimedio con il mio :-)

  • Sono pienamente d’accordo. Gettare i bambini (per di più i propri!) in questo vortice di marketing è terribile. Migliori (ma solo dal punto di vista morale, non in quanto a intrattenimento) quegli adulti che affrontano questo business direttamente in prima linea, mettendoci la faccia (e troppo spesso per i miei gusti anche un eccessivo e rivoltante entusiasmo). Ottimo articolo!

    • Grazie Edoardo, felice ti sia piaciuto…e grazie per i due bug che mi hai segnalato ;)
      P.S. Sul discorso degli adulti, capisco di cosa parli e – sì – abbiamo la stessa opinione. Non avrei potuto mai trovare qualcosa di meglio di “rivoltante entusiasmo” per definire la questione.

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