Adeguarsi al GDPR e alle norme sulla privacy: ecco quattro soluzioni per farlo

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Tra le costanti della mia vita, a parte le tasse, c’è la consulenza continua legata alla gestione dei siti web dei miei clienti. Curando l’aspetto strategico (e reputazionale) delle loro società, va da sé come tali aspetti siano fondamentali per apparire lindi e pinti agli occhi di chi acquista i loro beni o servizi.

Ad esempio, l’aggiornamento del blog è una specie di crociata alla Don Chisciotte contro i mulini a vento. Ma transeat, dopo qualche tempo con zero traffico c’è chi capisce che deve mettere contenuti perché non arrivano visitatori. E, se arrivano (perché escono fior di quattrini in contenuti sponsorizzati), la gente come entra nel sito immediatamente ne esce, non trovando risposta alle proprie domande.

L’adeguamento alle norme legali, ahimè, è roba più tosta perché all’apparenza non ha conseguenze negative. Finché non ti beccano, ovvio.

Adeguarsi al GDPR & Co: come fare per mettere a norma il proprio sito?

Ogni volta è un déjà vu:

“Si, la privacy…lo so…Ma non possiamo copiare una pagina qualunque da un sito web qualunque che ne parla?”

Classico.

“Ah, si, ne devo parlare con l’avvocato.”

Tipico. Ma l’avvocato deve essere stato arrestato se, sei mesi dopo, siamo ancora al palo.

“Dannato avvocato, non mi risponde mai.”

Te l’ho detto, è in carcere.

“Non può farlo lei?”

Questo è il finale inevitabile…che ovviamente rifiuto. Io mi occupo di strategia, non di legalese. A ciascuno il suo lavoro.

Fatto sta che tutti sottovalutano la questione. Il massimo concepito (e nemmeno) è mettere la partita IVA nel footer, scrivere che ti piace offrire cookies e che i dati sono riservati. A chi, non si sa, ma sono riservati.

Io lo capisco che è una noia, io stesso per le norme legali di questo sito mi sono talmente annoiato da buttarmi sul demenziale pure lì. Però bisogna farlo.

Dunque ecco le quattro alternative possibili, da quella gratuita alle alternative a pagamento che alla fine mi vedo costretto a presentare.

Del resto, non vuoi farlo da solo per un qualunque motivo? Preferisci pagare qualcuno perché lo faccia al posto tuo? No problem. Anzi, almeno risolviamo presto la questione.

1) Fai da te

Vantaggi: non costa niente e se sei bravo (o sei del settore) ci stai pochissimo.

Svantaggi: bene che va copi da qualche parte e Google ti penalizza per contenuto duplicato. Male che vada ti rivolgi all’agenzia che ti segue e ti finisce come scritto qui in basso.

2) Ci pensa l’agenzia

Vantaggi: non ci devi pensare tu…finché non ti beccano, ovvio (autocit.)

Svantaggi: ci pensano loro e forse te lo fanno pure pagare. Anzi, direi che devi sperare lo facciano, altrimenti è matematico succeda quanto scritto sopra sul copia/incolla. Poi tutto andrà bene. Finché non ti beccano, ovvio (autocit.).

3) Ci pensa l’avvocato

Se riesci a beccare il tuo avvocato fresco fresco di domiciliari, puoi chiedergli di scrivere per te un’informativa ad hoc.

Vantaggi: non ci devi pensare tu…finché non ti beccano, ovvio (autocit.)

Svantaggi: meglio controllare prima che lui (o il suo studio) sia a posto…e, se per caso dovesse avere l’informativa, che sia fatta bene. Non ci vuole molto a capirlo: se pure lui (o la web agency che lo segue) ha lasciato scritto che il titolare del trattamento dei dati è “Gigi il pescivendolo c/o Pescivendolo, Corso del Capone n°2” allora forse è meglio chiedere a qualcun altro.

4) Ci pensa Iubenda

Che non è parente di Iolanda, bensì un servizio online che risolve per te gli obblighi di legge in materia di privacy online (privacy, cookies, la compliance al GDPR per i siti web e le app etc).

Vantaggi: non ci devi pensare tu…e se ti beccano sei a posto perché dietro ci sono avvocati che aggiornano il tutto in base all’ultima normativa vigente

Svantaggi: quello “zero stress” è a pagamento, è chiaro, ma almeno ti togli il pensiero.

In realtà è previsto anche un piano gratuito, dedicato ai piccoli siti che non hanno particolari esigenze. Mossa astuta perché chi faceva da sé, si fidava della web agency o aspettava l’uscita di galera dell’avvocato ha potuto così tamponare una situazione simil-apocalittica, come veniva paventata a Maggio 2018 con l’entrata in vigore del GDPR.

Alla fine, dunque, è una buona possibilità anche se si ha un piccolo sito con poche necessità (fino a quattro servizi, come il modulo di raccolta dati, Google Analytics etc…basta mettere le crocette nella check list che appare).

Se poi uno dovesse crescere (come diceva un mio adorato cliente “Siamo piccoli e cresceremo!“…ora è già adolescente e l’azienda è cresciuta quasi al punto da poter prendere la patente) si può fare il passaggio ai piani di abbonamento più alti, senza doversi svenare per qualcosa superiore alle proprie necessità.

Se invece si ha già un grande sito con una bella mole di traffico (più traffico = più dati = più rischi) e si vuole risolvere tutto con qualche click allora ad oggi credo sia la soluzione migliore. A quel punto, volendo, se pensi di sottoscrivere un abbonamento puoi approfittare di un piccolo sconto sul primo anno cliccando qui

Morale della favola

Ad inizio carriera ero un idealista: preferivo insegnarti come fare tutto quello che avrei potuto fare io per te, godendo del fatto che avresti capito come far funzionare la TUA azienda (nel settore che mi compete, almeno) risparmiando pure parecchio in termini di consulenza. 

Poi ho capito che non funzionava e spesso nel mio settore funziona come al ristorante: paghi per avere quello che potresti cucinare a casa da solo 

“…ma almeno non devo lavare i piatti”. 

Ecco. Sta tutto là e da quel momento in poi mi sono comportato di conseguenza…e oggi abbiamo capito che per l’adeguamento agli obblighi di legge è la stessa cosa, anche se alla fine lo chef non sono io. 

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